Psicoterapia
la seduta
psicoterapeutica
Cosa avviene durante una seduta?
La seduta in psicoterapia psicodinamica non ha uno schema predeterminato, né un tema o un argomento prestabilito: il paziente viene semplicemente invitato a “pensare a voce alta”, a parlare liberamente di ciò che gli viene in mente in quel momento, di ciò che più gli sta a cuore o che in quel momento lo affligge maggiormente dando il via, da qui, a ricordi, sentimenti, riflessioni “in libera associazione”.
Dal canto suo il terapeuta aiuta il paziente ad esprimere in parole gli stati d’animo, ad entrare in contatto con i propri vissuti emozionali, a chiarire aspetti interni spesso percepiti come contraddittori, a mettere in luce problematiche che il paziente non è in grado di riconoscere, a dare un significato ad eventi, esperienze, comportamenti apparentemente senza senso.
Spesso, ma non per tutti, l’uso del lettino può favorire la fluidità e la profondità di questo processo poiché il paziente, libero dall’impegno del contatto visivo con il terapeuta che rimane dietro di lui, è più libero di entrare in contatto con il proprio mondo emozionale e di esprimerlo.
Il primo colloquio ha la funzione di valutare la situazione del paziente, la sua storia personale, le sue relazioni. Esso serve cioè al terapeuta a farsi un’idea complessiva del modo di vivere della persona venuta in consultazione e identificarne i nuclei maggiormente problematici.
Questo momento è molto importante perché terapeuta e paziente si conoscono e, se si crea un clima di sintonia, se il paziente si sente accolto e a suo agio, si gettano le basi per un’alleanza.
La terapia, infatti, non è un trattamento effettuato dal terapeuta sul paziente, bensì un percorso in cui terapeuta e paziente creano una relazione, lavorando a quattro mani. Per meglio dire una relazione in cui due menti, ciascuna con il proprio mondo, si incontrano e insieme operano per raggiungere il massimo benessere possibile per il paziente.
primo
colloquio
la
restituzione
Quando il terapeuta si è fatto un’idea complessiva della vita e della personalità del paziente, gliela comunica, gliela “ restituisce” .Ovvero gli fornisce una lettura integrata delle vicende affettive e relazionali con i relativi nessi .Gli chiarisce che sofferenza e conflitti portati in consultazione sono la conseguenza di determinate situazioni. Gli spiega che la sintomatologia ha un suo significato funzionale. Ne consegue un confronto ed una discussione su quelli che possono essere gli obiettivi terapeutici del caso.
Una volta raggiunta una visione condivisa del lavoro da affrontare e degli obiettivi da raggiungere, si stipula il CONTRATTO TERAPEUTICO che generalmente è verbale. Più raramente scritto.
Il contratto terapeutico definisce le caratteristiche del contesto spazio-temporale in cui si svolgono gli incontri, le modalità della psicoterapia e le responsabilità del terapeuta e del paziente.
Riassumendo:
cosa avviene in una seduta psicoterapeutica
durata della seduta
frequenza delle sedute
costi
responsabilità del paziente e del terapeuta.
Il contratto è rigoroso ma non rigido e pertanto viene discusso. Curiosità e domande di chiarimento da parte del paziente vanno soddisfatte.
Alcuni elementi del contratto (es. frequenza delle sedute, durata del trattamento) dipendono dal tipo di psicoterapia.
Riassumendo
- cosa avviene in una seduta psicoterapeutica
- durata della seduta
- frequenza delle sedute
- costi
- responsabilità del paziente e del terapeuta
Il contratto è rigoroso ma non rigido e pertanto viene discusso. Curiosità e domande di chiarimento da parte del paziente vanno soddisfatte.
Alcuni elementi del contratto (es. frequenza delle sedute, durata del trattamento) dipendono dal tipo di psicoterapia.
il contratto terapeutico
durata del trattamento
Da quanto detto sulle caratteristiche della psicoterapia psicodinamica, si deduce che non è possibile stabilire anticipatamente un numero preciso di sedute. Non è quindi possibile rispondere esattamente alla domanda:”Quanto durerà?”
Ci sono molte variabili in gioco: l’età del soggetto, le capacità intellettive, le capacità introspettive, le resistenze al cambiamento, il grado di motivazione alla guarigione, la gravità di una determinata situazione sintomatologica (es ansia, fobie, depressione..), gli eventi esistenziali che possono intervenire nel corso della psicoterapia stessa. E’ difficile prevedere quanto ognuno di questi fattori peserà.
Tuttavia, in generale, si tratta di un trattamento a medio-lungo termine.
La seduta dura 45-50 minuti. Un tempo così ben definito risponde, da un lato, alla necessaria organizzazione dell’attività lavorativa del terapeuta, dall’altro, ad una funzione “educativa”: avendo a disposizione un preciso arco di tempo, la mente del paziente viene naturalmente “allenata” a selezionare contenuti realmente utili e importanti per il lavoro che si sta svolgendo. In tal modo si sconfigge l’eventuale tendenza a disperdersi in argomenti “futili” o non pertinenti , che hanno lo scopo di evitare l’avvicinamento a contenuti interni percepiti come troppo dolorosi, o sentimenti ritenuti eccessivi e pericolosi (es. rabbia troppo intensa).
Si raccomanda sempre la puntualità che molte persone all’inizio interpretano arrivare “per tempo” e pertanto in anticipo. L’anticipo è fonte di disturbo in quanto il terapeuta è spesso impegnato con un’altra persona ed è sgradevole, soprattutto per il paziente, interrompere il flusso della comunicazione perché il terapeuta deve uscire per accogliere l’altra persona, così com’e’ altrettanto sgradevole che l’altra persona rimanga fuori davanti ad una porta chiusa. Inoltre, anche per l’anticipo, vale il discorso “educativo”. Arriva re prima spesso risponde all’ansia di arrivare, all’urgenza di parlare. Allenarsi alla puntualità significa, in senso più ampio, imparare a contenere e gestire emozioni che sembrano sommergerci.
Le sedute saltate senza preavviso di almeno 2 giorni devono essere pagate ugualmente. Questa regola è una risposta a quelle strategie di evitamento, cui abbiamo già accennato, che la mente mette inconsciamente in atto per evitare aspetti problematici e dolorosi.
Tali evitamenti, oltre a ritardi e a vere e proprie dimenticanze, assumono spesso l’aspetto di contrattempi e inciampi apparentemente del tutto accidentali. Sapere di dover pagare ugualmente la seduta persa “scoraggia” questi fenomeni. In questo senso è più che mai utile che il pazienti impari a considerare la seduta uno spazio personale di crescita e di miglioramento della vita, un possesso non cedibile, una sorta di “noleggio” di un luogo-tempo in cui avviene un incontro del tutto esclusivo.
Il ritardo è l’altra faccia della medaglia. Il paziente è chiaramente libero di usare il tempo a sua disposizione come vuole ma, ritardando, ancora una volta cede alla tentazione inconscia di allontanarsi o evitare di affrontare determinate cose. E di fatto ruba tempo a se stesso. È sottinteso che a tutti qualche volta può succedere di ritardare. Qui si parla di persone che hanno una evidente tendenza a reiterare questo comportamento.
Il numero delle sedute è 1-2 alla settimana a seconda dei casi.
durata
della seduta
i costi
della seduta
L’onorario è a discrezione del professionista. Recentemente è stato abolito il tariffario minimo (40 EURO).Con le norme vigenti lo psicologo è tenuto soltanto a non eccedere il limite massimo del tariffario (140 euro) stabilito dall’Ordine degli Psicologi.
Personalmente ritengo che, essendo il fattore economico un elemento importante della terapia stessa, debba essere discusso con il paziente partendo da una cifra standard.
Quando una persona intraprende un percorso terapeutico, fa letteralmente un investimento sul proprio benessere in termine di energia mentale, di tempo e di denaro. Poiché tutti questi elementi possono influire sulla motivazione alla guarigione, il costo deve essere concordato con estrema onestà sia da parte del terapeuta (che conosce le proprie competenze professionali e l’esperienza acquisita) che da parte del paziente ( che valuta le proprie risorse e i limiti dei propri sforzi).
Una volta stabilito l’onorario, il paziente può scegliere se pagare di volta in volta oppure a fine mese.
La terapia familiare è una tecnica di trattamento psicologico dei disturbi e dei problemi della famiglia e della coppia.
Durante il corso della sua storia una famiglia o una coppia va incontro a numerose prove quotidiane dovute spesso alla complessità di alcune tappe di vita fisiologiche:
nascita di un figlio
inserimento a scuola
problematiche preoccupazioni connesse all’adolescenza
uscita di casa dei figli
vecchiaia dei genitori
alcuni lutti importanti e significativi per l’equilibrio delle relazioni familiari
separazione dei genitori, nell’ottica del mantenimento della funzione genitoriale
bullismo
disturbi alimentari
disturbi di personalità
la terapia
familiare
Psichiatria
le regole d’oro per
curarsi con
efficacia
-
Le medicine devono assolutamente essere assunte nelle quantità e nei tempi indicati. Se ci sono dei dubbi, anche su un solo farmaco o su una sola somministrazione, chiedere sempre chiarimenti. A volte i farmaci di una terapia svolgono una specie di funzione equilibrante tra loro: aumentare o diminuire arbitrariamente anche solo uno dei farmaci prescritti può creare dei problemi o rendere inefficace la cura. Uno degli errori che più di frequente mi capita di osservare è la sospensione di un antidepressivo assunto di sera, scambiato per un sonnifero: ” l’ho sospeso perché credevo fosse un sonnifero, io dormivo ormai gia’ senza farmaco...”!
-
La guarigione dell’episodio depressivo è la regola, non l’eccezione. Purtroppo si può ottenere solo dopo qualche tempo dall’inizio della cura e non subito. Sui libri di testo si dice che la depressione comincia a rispondere alla terapia dopo 2/4 settimane; a volte però l’efficacia non si evidenzia prima di 8 settimane. È importantissimo pertanto proseguire la terapia anche in caso di presunta inefficacia, fino al giudizio specialistico.
-
Anche la migliore terapia può avere bisogno di una messa a punto progressiva al fine di far scomparire eventuali disagi (anche banali, quali insonnia od un pò di sonnolenza) e di migliorarne l’efficacia. Nelle viste successive o tramite telefonate si potrà modificare i dosaggi fino ad ottimizzarne la resa. Solitamente ai pazienti io mi paragono ad un sarto: anche il migliore deve, prima di cucire l’abito, metterlo in prova e sistemarne eventuali difetti, visto che ogni persona ha delle caratteristiche fisiche diverse ed asimmetrie. Così ogni persona ha diversa risposta al farmaco, ma non solo: anche la stessa persona in stati d’animo diversi può avere diverse risposte allo stesso farmaco. Ad esempio una terapia che inizialmente era appena sufficiente a trattare l’insonnia può diventare dopo qualche giorno eccessivamente sedativa in seguito al miglioramento della depressione. Ecco perché è fondamentale collaborare costantemente per la correzione dei farmaci e dei dosaggi.
-
L’obiettivo nella cura della depressione, oltre alla guarigione dell’episodio in atto, è soprattutto evitare che si ripresenti. È quindi necessario proseguire le terapie oltre allo stretto pepriodo di risoluzione dell’ episodio, discutendone l’opportunità della sospensione con lo specialista. Non esiste infatti un temine preciso delle terapie, variando da situazione a situazione, da persona a persona. Inoltre assumere le terapia a lungo non significa per sempre!
-
L’obiettivo nella cura della depressione, oltre alla guarigione dell’episodio in atto, è soprattutto evitare che si ripresenti. È quindi necessario proseguire le terapie oltre allo stretto pepriodo di risoluzione dell’ episodio, discutendone l’opportunità della sospensione con lo specialista. Non esiste infatti un temine preciso delle terapie, variando da situazione a situazione, da persona a persona. Inoltre assumere le terapia a lungo non significa per sempre!
-
Se la prima cura non funziona, anche se assunta correttamente in quanto dosi e tempo, non scoraggiatevi! Purtroppo una certa percentuale di persone non risponde alla prima cura, indipendentemetne dalla gravità della depressione e dalla bontà del farmaco. Insomma non dipende ne’ dalla vostra malattia ne’ dalla bravura o meno del medico. Lo specialista in psichiatria e’ abituato ad affrontare tali situazioni e sarà in grado di impostare una nuova strategia terapeutica. In qualche caso potrà essere necessario arrivare ad associazioni di antidepressivi, modificati più volte, per ottenere la guarigione. È certamente una situazione difficile, sia per chi soffre sia per i familiari, ma non esistono scorciatoie per guarire: l’unica è quella di insistere e non rassegnarsi. Le vere depressioni resistenti ai farmaci sono effettivamente molto rare!
- Se la prima cura non funziona, anche se assunta correttamente in quanto dosi e tempo, non scoraggiatevi! Purtroppo una certa percentuale di persone non risponde alla prima cura, indipendentemetne dalla gravità della depressione e dalla bontà del farmaco. Insomma non dipende ne’ dalla vostra malattia ne’ dalla bravura o meno del medico. Lo specialista in psichiatria e’ abituato ad affrontare tali situazioni e sarà in grado di impostare una nuova strategia terapeutica. In qualche caso potrà essere necessario arrivare ad associazioni di antidepressivi, modificati più volte, per ottenere la guarigione. È certamente una situazione difficile, sia per chi soffre sia per i familiari, ma non esistono scorciatoie per guarire: l’unica è quella di insistere e non rassegnarsi. Le vere depressioni resistenti ai farmaci sono effettivamente molto rare!
Finita la visita si inzia la terapia. Tutto bene, almeno pare, anche se i miglioramenti tardano ad arrivare. O provo delle cose “strane” e non so se si tratta di disagi normali che devo sopportare o fatti inusuali. Se leggo il “bugiardino” c da tremare: c’è scritto tutto ed il contrario di tutto. Serve solo ad aumentare la confusione!
La tentazione di telefonare al dottore è forte, pur nel timore di disturbare il medico.
In che occasione è opportuno telefonare al dottore?
Mi piacerebbe poter dire che è sempre meglio telefonare in ogni caso. Questo è vero in linea di massima. Cerchiamo però di farlo in modo ragionato e non in base al primo impulso, al primo dubbio, alla prima ansia.
le telefonate al medico: importanti come la visita
Psicoterapia
la seduta psicoterapeutica
Cosa avviene durante una seduta?
La seduta in psicoterapia psicodinamica non ha uno schema predeterminato, né un tema o un argomento prestabilito: il paziente viene semplicemente invitato a “pensare a voce alta”, a parlare liberamente di ciò che gli viene in mente in quel momento, di ciò che più gli sta a cuore o che in quel momento lo affligge maggiormente dando il via, da qui, a ricordi, sentimenti, riflessioni “in libera associazione”.
Dal canto suo il terapeuta aiuta il paziente ad esprimere in parole gli stati d’animo, ad entrare in contatto con i propri vissuti emozionali, a chiarire aspetti interni spesso percepiti come contraddittori, a mettere in luce problematiche che il paziente non è in grado di riconoscere, a dare un significato ad eventi, esperienze, comportamenti apparentemente senza senso.
Spesso, ma non per tutti, l’uso del lettino può favorire la fluidità e la profondità di questo processo poiché il paziente, libero dall’impegno del contatto visivo con il terapeuta che rimane dietro di lui, è più libero di entrare in contatto con il proprio mondo emozionale e di esprimerlo.
primo colloquio
Il primo colloquio ha la funzione di valutare la situazione del paziente, la sua storia personale, le sue relazioni. Esso serve cioè al terapeuta a farsi un’idea complessiva del modo di vivere della persona venuta in consultazione e identificarne i nuclei maggiormente problematici.
Questo momento è molto importante perché terapeuta e paziente si conoscono e, se si crea un clima di sintonia, se il paziente si sente accolto e a suo agio, si gettano le basi per un’alleanza.
La terapia, infatti, non è un trattamento effettuato dal terapeuta sul paziente, bensì un percorso in cui terapeuta e paziente creano una relazione, lavorando a quattro mani. Per meglio dire una relazione in cui due menti, ciascuna con il proprio mondo, si incontrano e insieme operano per raggiungere il massimo benessere possibile per il paziente.
la restituzione
Quando il terapeuta si è fatto un’idea complessiva della vita e della personalità del paziente, gliela comunica, gliela “ restituisce” .Ovvero gli fornisce una lettura integrata delle vicende affettive e relazionali con i relativi nessi .Gli chiarisce che sofferenza e conflitti portati in consultazione sono la conseguenza di determinate situazioni. Gli spiega che la sintomatologia ha un suo significato funzionale. Ne consegue un confronto ed una discussione su quelli che possono essere gli obiettivi terapeutici del caso.
il contratto terapeutico
Una volta raggiunta una visione condivisa del lavoro da affrontare e degli obiettivi da raggiungere, si stipula il CONTRATTO TERAPEUTICO che generalmente è verbale. Più raramente scritto.
Il contratto terapeutico definisce le caratteristiche del contesto spazio-temporale in cui si svolgono gli incontri, le modalità della psicoterapia e le responsabilità del terapeuta e del paziente.
Riassumendo:
cosa avviene in una seduta psicoterapeutica
durata della seduta
frequenza delle sedute
costi
responsabilità del paziente e del terapeuta.
Il contratto è rigoroso ma non rigido e pertanto viene discusso. Curiosità e domande di chiarimento da parte del paziente vanno soddisfatte.
Alcuni elementi del contratto (es. frequenza delle sedute, durata del trattamento) dipendono dal tipo di psicoterapia.
Riassumendo
- cosa avviene in una seduta psicoterapeutica
- durata della seduta
- frequenza delle sedute
- costi
- responsabilità del paziente e del terapeuta
Il contratto è rigoroso ma non rigido e pertanto viene discusso. Curiosità e domande di chiarimento da parte del paziente vanno soddisfatte.
Alcuni elementi del contratto (es. frequenza delle sedute, durata del trattamento) dipendono dal tipo di psicoterapia.
durata del trattamento
Da quanto detto sulle caratteristiche della psicoterapia psicodinamica, si deduce che non è possibile stabilire anticipatamente un numero preciso di sedute. Non è quindi possibile rispondere esattamente alla domanda:”Quanto durerà?”
Ci sono molte variabili in gioco: l’età del soggetto, le capacità intellettive, le capacità introspettive, le resistenze al cambiamento, il grado di motivazione alla guarigione, la gravità di una determinata situazione sintomatologica (es ansia, fobie, depressione..), gli eventi esistenziali che possono intervenire nel corso della psicoterapia stessa. E’ difficile prevedere quanto ognuno di questi fattori peserà.
Tuttavia, in generale, si tratta di un trattamento a medio-lungo termine.
durata della seduta
La seduta dura 45-50 minuti. Un tempo così ben definito risponde, da un lato, alla necessaria organizzazione dell’attività lavorativa del terapeuta, dall’altro, ad una funzione “educativa”: avendo a disposizione un preciso arco di tempo, la mente del paziente viene naturalmente “allenata” a selezionare contenuti realmente utili e importanti per il lavoro che si sta svolgendo. In tal modo si sconfigge l’eventuale tendenza a disperdersi in argomenti “futili” o non pertinenti , che hanno lo scopo di evitare l’avvicinamento a contenuti interni percepiti come troppo dolorosi, o sentimenti ritenuti eccessivi e pericolosi (es. rabbia troppo intensa).
Si raccomanda sempre la puntualità che molte persone all’inizio interpretano arrivare “per tempo” e pertanto in anticipo. L’anticipo è fonte di disturbo in quanto il terapeuta è spesso impegnato con un’altra persona ed è sgradevole, soprattutto per il paziente, interrompere il flusso della comunicazione perché il terapeuta deve uscire per accogliere l’altra persona, così com’e’ altrettanto sgradevole che l’altra persona rimanga fuori davanti ad una porta chiusa. Inoltre, anche per l’anticipo, vale il discorso “educativo”. Arriva re prima spesso risponde all’ansia di arrivare, all’urgenza di parlare. Allenarsi alla puntualità significa, in senso più ampio, imparare a contenere e gestire emozioni che sembrano sommergerci.
Le sedute saltate senza preavviso di almeno 2 giorni devono essere pagate ugualmente. Questa regola è una risposta a quelle strategie di evitamento, cui abbiamo già accennato, che la mente mette inconsciamente in atto per evitare aspetti problematici e dolorosi.
Tali evitamenti, oltre a ritardi e a vere e proprie dimenticanze, assumono spesso l’aspetto di contrattempi e inciampi apparentemente del tutto accidentali. Sapere di dover pagare ugualmente la seduta persa “scoraggia” questi fenomeni. In questo senso è più che mai utile che il pazienti impari a considerare la seduta uno spazio personale di crescita e di miglioramento della vita, un possesso non cedibile, una sorta di “noleggio” di un luogo-tempo in cui avviene un incontro del tutto esclusivo.
Il ritardo è l’altra faccia della medaglia. Il paziente è chiaramente libero di usare il tempo a sua disposizione come vuole ma, ritardando, ancora una volta cede alla tentazione inconscia di allontanarsi o evitare di affrontare determinate cose. E di fatto ruba tempo a se stesso. È sottinteso che a tutti qualche volta può succedere di ritardare. Qui si parla di persone che hanno una evidente tendenza a reiterare questo comportamento.
Il numero delle sedute è 1-2 alla settimana a seconda dei casi.
i costi della seduta
L’onorario è a discrezione del professionista. Recentemente è stato abolito il tariffario minimo (40 EURO).Con le norme vigenti lo psicologo è tenuto soltanto a non eccedere il limite massimo del tariffario (140 euro) stabilito dall’Ordine degli Psicologi.
Personalmente ritengo che, essendo il fattore economico un elemento importante della terapia stessa, debba essere discusso con il paziente partendo da una cifra standard.
Quando una persona intraprende un percorso terapeutico, fa letteralmente un investimento sul proprio benessere in termine di energia mentale, di tempo e di denaro. Poiché tutti questi elementi possono influire sulla motivazione alla guarigione, il costo deve essere concordato con estrema onestà sia da parte del terapeuta (che conosce le proprie competenze professionali e l’esperienza acquisita) che da parte del paziente ( che valuta le proprie risorse e i limiti dei propri sforzi).
Una volta stabilito l’onorario, il paziente può scegliere se pagare di volta in volta oppure a fine mese.
la terapia familiare
La terapia familiare è una tecnica di trattamento psicologico dei disturbi e dei problemi della famiglia e della coppia. Durante il corso della sua storia una famiglia o una coppia va incontro a numerose prove quotidiane dovute spesso alla complessità di alcune tappe di vita fisiologiche:
- nascita di un figlio
- inserimento a scuola
- problematiche preoccupazioni connesse all’adolescenza
- uscita di casa dei figli
- vecchiaia dei genitori
- alcuni lutti importanti e significativi per l’equilibrio delle relazioni familiari
- separazione dei genitori, nell’ottica del mantenimento della funzione genitoriale
- bullismo
- disturbi alimentari
- disturbi di personalità
Psichiatria
le regole d’oro per curarsi con efficacia
-
Le medicine devono assolutamente essere assunte nelle quantità e nei tempi indicati. Se ci sono dei dubbi, anche su un solo farmaco o su una sola somministrazione, chiedere sempre chiarimenti. A volte i farmaci di una terapia svolgono una specie di funzione equilibrante tra loro: aumentare o diminuire arbitrariamente anche solo uno dei farmaci prescritti può creare dei problemi o rendere inefficace la cura. Uno degli errori che più di frequente mi capita di osservare è la sospensione di un antidepressivo assunto di sera, scambiato per un sonnifero: ” l’ho sospeso perché credevo fosse un sonnifero, io dormivo ormai gia’ senza farmaco...”!
-
La guarigione dell’episodio depressivo è la regola, non l’eccezione. Purtroppo si può ottenere solo dopo qualche tempo dall’inizio della cura e non subito. Sui libri di testo si dice che la depressione comincia a rispondere alla terapia dopo 2/4 settimane; a volte però l’efficacia non si evidenzia prima di 8 settimane. È importantissimo pertanto proseguire la terapia anche in caso di presunta inefficacia, fino al giudizio specialistico.
-
Anche la migliore terapia può avere bisogno di una messa a punto progressiva al fine di far scomparire eventuali disagi (anche banali, quali insonnia od un pò di sonnolenza) e di migliorarne l’efficacia. Nelle viste successive o tramite telefonate si potrà modificare i dosaggi fino ad ottimizzarne la resa. Solitamente ai pazienti io mi paragono ad un sarto: anche il migliore deve, prima di cucire l’abito, metterlo in prova e sistemarne eventuali difetti, visto che ogni persona ha delle caratteristiche fisiche diverse ed asimmetrie. Così ogni persona ha diversa risposta al farmaco, ma non solo: anche la stessa persona in stati d’animo diversi può avere diverse risposte allo stesso farmaco. Ad esempio una terapia che inizialmente era appena sufficiente a trattare l’insonnia può diventare dopo qualche giorno eccessivamente sedativa in seguito al miglioramento della depressione. Ecco perché è fondamentale collaborare costantemente per la correzione dei farmaci e dei dosaggi.
-
L’obiettivo nella cura della depressione, oltre alla guarigione dell’episodio in atto, è soprattutto evitare che si ripresenti. È quindi necessario proseguire le terapie oltre allo stretto pepriodo di risoluzione dell’ episodio, discutendone l’opportunità della sospensione con lo specialista. Non esiste infatti un temine preciso delle terapie, variando da situazione a situazione, da persona a persona. Inoltre assumere le terapia a lungo non significa per sempre!
-
L’obiettivo nella cura della depressione, oltre alla guarigione dell’episodio in atto, è soprattutto evitare che si ripresenti. È quindi necessario proseguire le terapie oltre allo stretto pepriodo di risoluzione dell’ episodio, discutendone l’opportunità della sospensione con lo specialista. Non esiste infatti un temine preciso delle terapie, variando da situazione a situazione, da persona a persona. Inoltre assumere le terapia a lungo non significa per sempre!
-
Se la prima cura non funziona, anche se assunta correttamente in quanto dosi e tempo, non scoraggiatevi! Purtroppo una certa percentuale di persone non risponde alla prima cura, indipendentemetne dalla gravità della depressione e dalla bontà del farmaco. Insomma non dipende ne’ dalla vostra malattia ne’ dalla bravura o meno del medico. Lo specialista in psichiatria e’ abituato ad affrontare tali situazioni e sarà in grado di impostare una nuova strategia terapeutica. In qualche caso potrà essere necessario arrivare ad associazioni di antidepressivi, modificati più volte, per ottenere la guarigione. È certamente una situazione difficile, sia per chi soffre sia per i familiari, ma non esistono scorciatoie per guarire: l’unica è quella di insistere e non rassegnarsi. Le vere depressioni resistenti ai farmaci sono effettivamente molto rare!
- Se la prima cura non funziona, anche se assunta correttamente in quanto dosi e tempo, non scoraggiatevi! Purtroppo una certa percentuale di persone non risponde alla prima cura, indipendentemetne dalla gravità della depressione e dalla bontà del farmaco. Insomma non dipende ne’ dalla vostra malattia ne’ dalla bravura o meno del medico. Lo specialista in psichiatria e’ abituato ad affrontare tali situazioni e sarà in grado di impostare una nuova strategia terapeutica. In qualche caso potrà essere necessario arrivare ad associazioni di antidepressivi, modificati più volte, per ottenere la guarigione. È certamente una situazione difficile, sia per chi soffre sia per i familiari, ma non esistono scorciatoie per guarire: l’unica è quella di insistere e non rassegnarsi. Le vere depressioni resistenti ai farmaci sono effettivamente molto rare!
le telefonate al medico: importanti come la visita
Finita la visita si inzia la terapia. Tutto bene, almeno pare, anche se i miglioramenti tardano ad arrivare. O provo delle cose “strane” e non so se si tratta di disagi normali che devo sopportare o fatti inusuali. Se leggo il “bugiardino” c da tremare: c’è scritto tutto ed il contrario di tutto. Serve solo ad aumentare la confusione! La tentazione di telefonare al dottore è forte, pur nel timore di disturbare il medico. In che occasione è opportuno telefonare al dottore? Mi piacerebbe poter dire che è sempre meglio telefonare in ogni caso. Questo è vero in linea di massima. Cerchiamo però di farlo in modo ragionato e non in base al primo impulso, al primo dubbio, alla prima ansia.